di Massimo Rivolta
Sabato 19 Novembre, con alcuni amici del Pozzo siamo andati a Pusiano, alla Scuola Media dove insegno, per un incontro su cosa è una Onlus e cosa vuol dire esserne parte.
Raccontarvi come è andata sarebbe estremamente banale, se non altro perchè tutto è andato bene: testimonianza vissuta, ragazzi affascinati, tempo che scorre veloce, domande finali a grappolo.
E allora vorrei spostare l’attenzione sul significato dirompente dell’incontro fatto, a partire dai ragazzi:
sono ragazzi di terza e sono in una fase molto delicata della loro vita, dove si ritrovano soggetti a cambiamenti a volte tumultuosi, sia nel fisico che nella definizione della propria personalità. Sono inoltre obbligati a decidere in questi mesi su una buona parte della loro vita, scegliendo quale scuola superiore dovranno frequentare.
In mezzo a questo groviglio di incontri con psicologi, aiuti per l’orientamento, discussioni con le prof, con i genitori, con i compagni, hanno ascoltato la voce di alcune persone. Una voce che ha testimoniato loro l’importanza di avere un lavoro e la bellezza di scegliere di dedicare parte del proprio tempo agli altri, gratuitamente. In un contesto dove spesso l’unico metro di giudizio a volte è la gratificazione personale o, molto più semplicemente e brutalmente: “ faccio solo ciò che mi piace o che mi fa guadagnare qualcosa”, beh, essere spronati a volgere lo sguardo aldilà del proprio ombelico è sempre una ventate di aria fresca.
L’altra considerazione su questi ragazzi è la loro grande disponibilità alla gratuità e all’ascolto, unite anche alla disponibilità a mettersi in gioco concretamente quando c’è da fare qualcosa. Come educatore cristiano non posso che farmi la domanda: siamo capaci di intercettare questa enorme carica di energia e potenzialità? Don bosco diceva che dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società.
Allora, chi vogliamo che li affascini? Una società dove i valori sono ridotti all’individuo e alla sua realizzazione; una morale autoreferenziale che ha come orizzonte il proprio ego; un modello stereotipato di bellezza esteriore e superficiale? Tutte cose belle e seducenti, e nella loro origine buone ma che, assolutizzate come lo sono dal contesto che ci circonda, diventano degli idoli capaci di mettere in folle quello straordinario e potentissimo motore che è un adolescente. Potrebbe, quest’adolescente, volare e produrre energia meravigliosa: lo fanno girare a vuoto e in tondo su se stesso.
In questi ragazzi c’è ancora tutta la meraviglia di chi si lascia stupire ed interrogare dalle persone e dalle cose che incontrano, c’è ancora tutta la purezza di chi si fida dell’adulto che ha di fronte, perché lo considera degno di stima. E noi? Cosa facciamo, come li provochiamo, che risposte diamo loro? Quali valori gli trasmettiamo?
Ed ecco la risposta più vera: “la solidarietà è uno stile di vita, che parte dal vedere il bisogno nel prossimo e si concretizza nel nostro pensiero e nelle nostre azioni”. Sei vivo quando il tuo sguardo vede l’altro, e i suoi bisogni diventano parte dei tuoi pensieri e della tua vita.
Buon cammino,
Massimo
Ecco le foto della mattinata passata a scuola: